Mike Brodie aka Polaroid Kidd #nofilter

0924-2006_2009

Di ritorno dall’estate e da un viaggio in centro America, che ha riacceso in maniera compulsiva la mia voglia di fotografare per raccontare un qualcosa, ho partecipato alla presentazione del Master “lo Storytelling e la minestra della Nonna” presentato da Officine Fotografiche e tenuto da Lina Pallottacaposaldo della fotografia con la F maiuscola in Italia, nonché insegnante presso la Scuola Romana di Fotografia, Officine Fotografiche di Roma, e all’International Center of Photography, NY.

Tra i tanti fotografi citati durante la presentazione, abbiamo approfondito il discorso con una discussione che ha coinvolto la maggior parte dei partecipanti   su quello che è considerato, da molti critici della fotografia contemporanea, colui che è riuscito a portare una ventata di freschezza nel panorama dello storytelling contemporaneo: Mike Brodie

Classe ’85 Brodie tra il 2004 e il 2009 vive, come molti ragazzi adolescenti americani della sua generazione, il suo periodo Squatter/Punk e insieme ad un gruppo di coetanei attraversa senza meta precisa 46 stati, percorrendo più di 50.000 mila km saltando su e giù da treni in transito senza mai pagare un biglietto e vivendo alla giornata. In questo periodo, prima utilizzando una Polaroid SX-70 (che gli varrà il soprannome di Polaroid Kidd) e poi con una 35mm, riprende tutto quello che succede intorno a lui in maniera casuale e quanto più naturale possibile, riuscendo così a restituirci uno spaccato puro di ciò che viveva.

Nel 2008 Brodie vince il premio per i fotografi emergenti Baum Award e il suo viaggio diventa un libro fotografico dal nome:  A Period of Juvenile Prosperity”. Da allora ha esposto in diverse mostre e le sue opere sono entrate a far parte di collezioni importanti come quella del San Francisco Museum of Modern Art.

Mike Brodie non ha mai studiato fotografia ma la sua composizione dell’immagine è meravigliosamente piacevole, senza vincoli, senza linee guida, pura, cruda, ed è per questo che secondo me le sue immagini sono così interessanti. Scatti naturali, come forse non siamo più abituati a pensarli, viziati da una fotografia che ci ha standardizzato come fossimo degli automi, facendoci perdere la spontaneità brutalmente contaminata da plugin e filtri in tutte le salse!

Di risposta ad un giornalista del New Yorker che gli chiedeva se la sua fotogrfafia fosse o no “autorizzata” ad andare così vicino alle persone, in maniera così intima ha risposto:

Sì, ma sarei stato ancora più vicino, senza la dannata macchina fotografica in faccia. Tre donne del libro sono ex-fidanzate e un paio di ragazzi sono i miei migliori amici, ho solo fatto delle foto della mia vita

Il libro è su Amazon: A Period of Juvenile Prosperity
Qui il sito di Mike Brodie

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